UMBERTO I BIANCAMANO

Conte di Savoia



( 980 ca – 1056 ca )

signore dal 1003 al 1047 circa


Parte Rossa domini acquisiti dal 1047 al 1300

Parte Rosa : acquisizioni successive 


B i o g r a f i a :

L'epoca in cui visse quel’ Umberto è una delle più turbate e delle più fosche ricordate dalla storia. Epoca di sciagure e di tribolazioni: carestie, pestilenze, terremoti, devastavano l'Italia mentre la violenza, la cupidigia, la rapacità, regnavano ovunque e dominavano sole, come se la luce dello spirito umano si fosse dovunque eclissata. La Chiesa era divisa da eresie e da simonie.

Al disordine religioso e al dissolvimento sociale si accompagnava quasi dappertutto l'anarchia politica. Solo un'istituzione sembrava ancora resistere allo sfacelo e contenere un principio di autorità: l'Impero. Anche se meno grandioso che nel passato, questo rimaneva la maggior forza del tempo.

In tanto tenebrore di tempi, viveva nell'antico paese degli Allobrogi e degli Equestri un Umberto, personaggio di alto lignaggio e di somma autorità nel regno delle due Borgogne.

Durante la sua prima gioventù, il regno di Borgogna venne diviso in due regni: quello della Borgogna superiore e quello della Borgogna inferiore. Il primo appartenne a Bosone, duca di Provenza, il secondo fu creato nell'888 dal marchese Rodolfo il quale, nel 933, assorbì la Borgogna superiore formando così un unico stato.

Dopo questi regnò Rodolfo II, uomo combattivo e valoroso nonché molto saggio. I vescovi che avevano contribuito a fondare e a rafforzare il suo regno, e che a loro volta erano favoriti da lui in ogni cosa, gli furono sottomessi e devoti. Alla morte di quest’ultimo gli succedette Rodolfo III, sovrano tutt'altro che energico ed autoritario. Durante il suo regno le cose andarono diversamente cosicché, in Borgogna come in tutta la Francia, la monarchia andava perdendo a poco a poco ogni effettivo potere.

Rodolfo III morì il 26 settembre 1032 senza lasciare figli così parecchi pretendenti si disputarono la successione per il regno di Borgogna. E quest’ultimo, che già sotto Rodolfo era stato turbato anche dalle ambizioni del nipote Oddone di Sciampagna, oltre che dall'insolenza dei vescovi e dei baroni, divenne allora teatro di competizioni sanguinose, di guerre interne e d'invasioni straniere.

Umberto Biancamano era sempre stato fedele al debole sovrano, e l'aveva aiutato a sostenere la vacillante autorità. Dopo la morte del sovrano Umberto sostenne Ermengarda (la regina vedova) che difficilmente avrebbe potuto conservare la propria dignità, fra le sedizioni e i tumulti, se Umberto non l'avesse validamente assistita come consigliere e curatore.
Contemporaneamente Oddone di Sciampagna invase la maggior parte della Borgogna. Fu così che Ermengarda ed Umberto furono costretti ad abbandonare il Paese.

Appena gli fu possibile, Corrado il Salico (ereditario del regno in quanto il defunto sovrano aveva ceduto il suo regno all'imperatore) mosse ai danni del suo nemico ed entrato con un esercito nella Sciampagna, la devastò tanto crudelmente che Oddone si ridusse ad implorar clemenza, promettendo con giuramento di desistere all'occupazione della Borgogna.

Ma a questo giuramento non tenne fede e Corrado entrò infine nel regno conteso con un esercito di tedeschi. Accorsero in suo aiuto con i loro eserciti il vescovo di Milano Ariberto e Bonifacio marchese di Toscana (padre della celebre contessa Matilde) fedelissimi all'Impero.

Umberto Biancamano prese allora il comando di quelle truppe italiane che condusse fino al Rodano e, in una memoranda battaglia presso Ginevra, sconfisse Oddone e i Borgognoni.

Umberto Biancamano si mantenne fedele alla parte imperiale e fu il più potente tra i principi di Borgogna che ad essa aderirono. Per la sua grande vittoria a Ginevra venne investito conte da Corrado il Salico, ricevette benefici e terre e anche il permesso imperiale di fregiare il suo stemma con l'aquila imperiale tedesca. 

Da allora questo fu lo stemma di Casa Savoia fino ad Amedeo III, lo sfortunato conte che dopo aver preso a Metz solennemente le insegne della croce per la partecipazione alla seconda crociata, morì durante il ritorno il 4 marzo del 1148 a Cipro. Da allora la famosa croce che era cucita nella tunica dei crociati iniziò ad apparire in piccolo all'interno dello stemma di Casa Savoia (spesso al centro dell'aquila), fino a quando Carlo Alberto adottò lo scudo crociato nell'intero stemma.


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